14/04/14

L'arte dell'editoria (una specie di promemoria)

Fino a quali estremi si può spingere l'arte dell'editoria? È possibile ancora concepirla in circostanze in cui vengono tendenzialmente a mancare certe sue condizioni essenziali, come il denaro e il mercato? La risposta – sorprendentemente – è affermativa. Almeno se guardiamo a un esempio che ci è venuto dalla Russia. In piena rivoluzione d'ottobre, in quei giorni che furono, nelle parole di Alexandr Blok, «un misto di angoscia, orrore, penitenza, speranza», quando le tipografie già erano state chiuse a tempo indeterminato e l'inflazione faceva salire i prezzi di ora in ora, un gruppo di scrittori – fra i quali un poeta come Chodasevič e un pensatore come Berdjaev, nonché il romanziere Michail Osorgin, che fu poi il cronista di quegli eventi – pensarono bene di lanciarsi nell'impresa apparentemente dissennata di aprire una Libreria degli Scrittori, che permettesse ancora ai libri, e soprattutto a certi libri, di "circolare". Presto, la Libreria degli Scrittori divenne, nelle parole di Osorgin, «l'unica libreria a Mosca e in tutta la Russia in cui il primo venuto potesse acquistare un libro "senza autorizzazione"».
 Ciò che Osorgin e i suoi amici avrebbero voluto creare era una piccola casa editrice. Ma le circostanze lo rendevano impossibile. Allora usarono la Libreria degli Scrittori come una sorta di doppio di una casa editrice. Non più un luogo dove si producevano libri nuovi, ma dove si tentava di dare ospitalità e circolazione ai libri numerosissimi – talvolta preziosi, talvolta comuni, spesso spaiati, comunque destinati a essere dispersi – che il naufragio della storia faceva approdare sul banco del loro negozio. Importante era mantenere in vita certi gesti: continuare a trattare quegli oggetti rettangolari di carta, sfogliarli, ordinarli, parlarne, leggerli negli intervalli fra un'incombenza e l'altra, infine passarli ad altri. Importante era costituire e mantenere un ordine, una forma: ridotta alla sua definizione minima e irrinunciabile, questa è appunto l'arte dell'editoria. E così fu praticata a Mosca tra il 1918 e il 1922, nella Libreria degli Scrittori. Che raggiunse l'acme della sua nobile storia quando i fondatori della libreria decisero, visto che l'editoria tipografica era impraticabile, di avviare la pubblicazione di una serie di opere in un unico esemplare scritto a mano. Il catalogo completo di questi libri letteralmente unici rimase nella casa di Osorgin a Mosca e alla fine è andato perso. Ma, nella sua fantomaticità, esso rimane il modello e la stella polare per chiunque provi a fare l'editore in tempi difficili. E i tempi sono sempre difficili.