Ho visto questo spettacolo nascere, fin da quando non era ancora nemmeno un’idea di spettacolo. Da quando cioè Maurizio Patella mi raccontava la straordinaria storia di Zanfretta davanti a una birra, inchiodandomi alla sedia e facendomi ridere di gusto.
Da allora e forse (mi piace pensarlo) anche grazie a me che lo incitavo, Maurizio ha iniziato a lavorare al monologo.
Era già un attore di tutto rispetto, aveva interpretato spettacoli difficili e superato autentiche prove d’attore, aveva dimostrato professionismo e capacità eccellenti anche al cinema, era stato candidato due volte al premio Ubu, ma – come accade a molti attori di talento italiani – non veniva valorizzato né premiato, neanche un po’.
Il mondo del teatro italiano non è diverso da quello editoriale: si viaggia per favoritismi, si viene scritturati male e con difficoltà, si fatica per niente, spesso per meno di niente, e ci si vede scavalcati da persone senza talento, si è insomma continuamente tentati di mollare.
E in quel periodo, quando cioè Maurizio mi raccontava di Zanfretta davanti a una birra, lo eravamo entrambi: stavamo per compiere quarant’anni, ci chiedevamo se valesse la pena di continuare a sperare in un futuro che ci desse da vivere con i lavori per i quali avevamo studiato e sudato, ci rispondevamo di no.
È così che succede: è così che si può decidere di smettere. E io ho visto Maurizio smettere, come ho fatto anche io, perché entrambi abbiamo smesso di aspettare.
Ho visto il mio amico attore diventare drammaturgo, l'ho visto decidersi a comporre un lavoro che fosse finalmente e davvero suo, bello e soddisfacente per lui, perfetto per l’esplosione del suo talento e del suo professionismo.
Ho visto questo spettacolo nascere da un’idea vaga e complicata, l’ho visto comporre un testo con fatica e dedizione, l’ho visto vincere un premio prestigioso, e ho visto quel testo diventare una messa in scena geniale, tra molti tentativi e dopo tanto studio, e oggi lo vedo girare l’Italia in forma di spettacolo e sento l’entusiasmo di chi lo ha guardato, il divertimento di chi ci lavora, la soddisfazione di chi collabora con Maurizio (in particolare il bravissimo Davide Rigodanza).
Nel frattempo, il testo e la messa in scena sono ulteriormente migliorati, replica dopo replica, aggiustamento dopo aggiustamento, come sempre succede agli spettacoli teatrali fatti con passione e scrupolo, e io non vedo l’ora di poterlo rivedere.
Il che per me accadrà a Genova, al celebre Teatro della Tosse, dove chiuderà il suo giro stagionale il 28, 29 e 30 aprile.
Se volete conoscere le altre repliche, le trovate qui.
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ph. Paola Ronco |