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03/06/16

Gomorra – Di cosa stiamo parlando?


Ecco una serie televisiva italiana che merita successo e lo ottiene, anche all’estero, ed ecco che qui da noi è subito polemica.

Del resto, qui da noi, è già difficile vederli, i prodotti culturali di qualità. È difficile che esistano, perché i primi a boicottarli sono proprio gli addetti alla cultura, i produttori e gli editori, i critici e gli opinionisti vari, che del proprio lavoro hanno poche idee e perlopiù sbagliate.
Una di queste, per esempio, è che per ottenere successo in Italia si debba avere un nome famoso (Accorsi, Scamarcio, Roberto Vecchioni) che faccia da sponsor e presunto trascinatore dell’affetto della gente.
Diciamolo subito: credo che questo assunto sbagliato sia anche alla base dell’unico difetto che io vedo in Gomorra – La serie: il fatto, dico, che il progetto ruoti intorno a un nome estraneo ai meriti oggettivi del prodotto (mi riferisco alla sua qualità squisitamente cinematografica), quello di Roberto Saviano.

22/01/16

A proposito di Loro

Ho visto questo spettacolo nascere, fin da quando non era ancora nemmeno un’idea di spettacolo. Da quando cioè Maurizio Patella mi raccontava la straordinaria storia di Zanfretta davanti a una birra, inchiodandomi alla sedia e facendomi ridere di gusto.
Da allora e forse (mi piace pensarlo) anche grazie a me che lo incitavo, Maurizio ha iniziato a lavorare al monologo.
Era già un attore di tutto rispetto, aveva interpretato spettacoli difficili e superato autentiche prove d’attore, aveva dimostrato professionismo e capacità eccellenti anche al cinema, era stato candidato due volte al premio Ubu, ma – come accade a molti attori di talento italiani – non veniva valorizzato né premiato, neanche un po’.
Il mondo del teatro italiano non è diverso da quello editoriale: si viaggia per favoritismi, si viene scritturati male e con difficoltà, si fatica per niente, spesso per meno di niente, e ci si vede scavalcati da persone senza talento, si è insomma continuamente tentati di mollare.
E in quel periodo, quando cioè Maurizio mi raccontava di Zanfretta davanti a una birra, lo eravamo entrambi: stavamo per compiere quarant’anni, ci chiedevamo se valesse la pena di continuare a sperare in un futuro che ci desse da vivere con i lavori per i quali avevamo studiato e sudato, ci rispondevamo di no.
È così che succede: è così che si può decidere di smettere. E io ho visto Maurizio smettere, come ho fatto anche io, perché entrambi abbiamo smesso di aspettare.
Ho visto il mio amico attore diventare drammaturgo, l'ho visto decidersi a comporre un lavoro che fosse finalmente e davvero suo, bello e soddisfacente per lui, perfetto per l’esplosione del suo talento e del suo professionismo.
Ho visto questo spettacolo nascere da un’idea vaga e complicata, l’ho visto comporre un testo con fatica e dedizione, l’ho visto vincere un premio prestigioso, e ho visto quel testo diventare una messa in scena geniale, tra molti tentativi e dopo tanto studio, e oggi lo vedo girare l’Italia in forma di spettacolo e sento l’entusiasmo di chi lo ha guardato, il divertimento di chi ci lavora, la soddisfazione di chi collabora con Maurizio (in particolare il bravissimo Davide Rigodanza).
Nel frattempo, il testo e la messa in scena sono ulteriormente migliorati, replica dopo replica, aggiustamento dopo aggiustamento, come sempre succede agli spettacoli teatrali fatti con passione e scrupolo, e io non vedo l’ora di poterlo rivedere.
Il che per me accadrà a Genova, al celebre Teatro della Tosse, dove chiuderà il suo giro stagionale il 28, 29 e 30 aprile.

Se volete conoscere le altre repliche, le trovate qui.

ph. Paola Ronco

11/06/14

Storia del più famoso rapimento alieno in Italia

Questa non è una storia inventata. È una ricostruzione fedele che mette alla prova la vostra logica. È uno spettacolo teatrale che va ben oltre il racconto di un presunto rapimento alieno.

Io ho collaborato alla drammaturgia, ma l’autore, regista e unico interprete è Maurizio Patella.
Lo spettacolo andrà in scena per la prima volta a fine giugno.

Il testo si è aggiudicato la menzione speciale “Franco Quadri” al Premio Riccione per il teatro 2013.

Loro. Storia del più famoso rapimento alieno in Italia
Di e con Maurizio Patella
Collaborazione alla drammaturgia Antonio Paolacci
Luci Davide Rogodanza
Con il sostegno di Scarlattine Teatro e Kilowatt Festival

Nel dicembre del 1978 il metronotte Piero Fortunato Zanfretta, durante un giro di ispezione in alcune ville dell’entroterra ligure, si imbatte, a suo dire, in degli «esseri enormi, alti circa tre metri». Da allora la sua vita non sarà più la stessa, anche perché da quella notte, in quella zona, le testimonianze su strani fenomeni e avvistamenti iniziano ad accumularsi in modo sorprendente, e sembrano tutte più che attendibili. Da subito, l'episodio diventa un fatto di cronaca di cui si occupano i principali giornali e Zanfretta si ritrova al centro dei riflettori. Ma sarà solo l'inizio di una serie incredibile di avvenimenti. Ancora oggi il caso Zanfretta è ricordato come uno dei più importanti racconti di questo genere al mondo.

Solo che, appena ci si addentra nella storia, irrompe il grottesco, il ridicolo, la caricatura da film di cassetta: tra inseguimenti nella notte, astronavi e robot camuffati da timidi passanti, ci sono questi alieni goffi, troppo goffi, che porterebbero avanti un progetto demenziale di colonizzazione terrestre, approdando per altro tra i genovesi, in un incontro impossibile.
Intanto, sullo sfondo, si agita l’Italia della fine degli anni Settanta, ingenua e piena di speranze, ma anche colpita da fatti ben più drammatici e di portata storica…

Dopo aver studiato a fondo le testimonianze, gli articoli, i documenti video e audio, Maurizio Patella – in equilibrio perfetto tra teatro documentaristico, monologo satirico e teatro d’animazione – è riuscito a far esplodere questa storia in tutte le direzioni: senza rinunciare né alla presa in giro degli aspetti più ridicoli né all’analisi dei fatti oggettivamente inspiegabili, ha messo insieme uno spettacolo funambolico, giocoso e divertente, in cui predominano significativamente il registro comico e l’uso di pupazzi e giocattoli infantili animati.

In più, il testo snocciola i diversi aspetti dell'enigma come forse nessuno ha fatto prima, né chi ha creduto ai testimoni, né chi ha preferito liquidare quei fatti come semplici sciocchezze. Il tutto senza mai rinunciare al potere suggestivo e dissacrante del teatro.

Il risultato è uno spettacolo in grado di far ridere sonoramente, ma anche di aprire non pochi interrogativi nella testa di ogni spettatore. Tanto chi è scettico quanto chi tende a credere ai casi di abduction si troverà al confine tra realtà e finzione e dovrà interrogarsi sull’attendibilità delle ricostruzioni, sui modelli di comunicazione e sulla cultura passata e presente del nostro Paese.

Per me, un lavoro stimolante e interessantissimo. È stato un piacere e un grande divertimento aver collaborato alla drammaturgia.


Lo spettacolo andrà in scena per la prima volta all’interno del Festival Il Giardino delle Esperidi il 27 giugno alle 22.00 a Campsirago di Collebrianza (LC), palazzo Gambassi, e sarà replicato il 29 giugno alle 21.00 presso il municipio di Ello (LC).