20/02/16

Tutti i vip che mi hanno conosciuto | | Umberto Eco

[Episodio speciale in ricordo di Eco, scomparso ieri]  
Con Eco, ai tempi dell’università a Bologna, condividevo il tabaccaio. Ho anche partecipato a qualche sua lezione e l’ho incontrato diverse volte. È stato un grande ingannatore, un grandissimo costruttore di esercizi che esemplificano gli inganni della comunicazione. Ha avuto il merito di insegnare a molti giovani – incluso me – il lato giocoso della cultura, il piacere scoppiettante della curiosità.
Ma la prima volta che io l'ho incontrato di persona è stato proprio dal tabaccaio.

Non ho ancora compiuto vent’anni. Quando entro vedo che c’è un cliente prima di me in fila. Indossa un cappello a tesa larga e sembra assorto, distratto. Appena concluso l'acquisto, si gira senza notarmi, perso in chissà quali meditazioni. In realtà non mi vede affatto. Il suo cappello ruota come un disco volante in picchiata. La visiera si avvia verso i miei occhi e in un attimo mi riempie la visuale, mi becca il labbro inferiore, i denti, e mi fa pronunciare una specie di omphf.
Dopodiché mi rovina addosso con gomito, mezza spalla, un singulto strozzato. Tutta una teoria di Gauloises e sigari si smembra sul pavimento.
Inspiro. Faccio un passo indietro. Lui raccoglie da terra la sua nicotina per uso personale, alza gli occhi e mi borbotta qualcosa, un insulto alla mia sbadataggine. È allora che lo riconosco.

Ho addentato il cappello con cui quell’uomo viene spesso ritratto. Il suo nome, nella mia testa, in quegli anni risuona tutt’attaccato. Tutt'attaccato lo pronuncio anche dopo, quando racconto la cosa agli amici.
Sapete, dico, oggi ho arrotato umbertoèco.