08/10/14

Punti di arrivo e punti di partenza

Se siete qui, siete in rete. E se siete in rete probabilmente conoscere meglio di me nomi come The Jackal o Slim Dogs.
Se invece non sapete chi siano e volete conoscerli, fatelo, ne vale la pena e loro lo meritano. Ma nel farlo non fermatevi all’apparenza.
In apparenza potreste vedere dei ragazzi diciamo normali che realizzano video destinati al web. Sempre in apparenza, il loro successo sul web dipende dal fatto che i video sono divertenti e loro sono simpatici. Solo che il loro non è affatto un hobby, è un’attività seria e impegnativa.
Perché sono sul web e non, per esempio, in tv? La risposta è facile: il web consente loro quello che l’ambiente del cinema, del teatro o della tv non consentono più.
Eppure, evidentemente, sono professionisti. Se per esempio il cortometraggio qui sotto vi diverte, state attenti a notare il perché: la trama è una cazzata totale, la realizzazione è tutto. Se vi diverte è per via di una conoscenza profonda del linguaggio cinematografico e di una competenza tecnica acquisita e messa in opera.
Questi ragazzi conoscono il mestiere a un livello che molti professionisti del cinema italiano (per non parlare della tv) si sognano.
Pensate che meriterebbero di lavorare per la tv italiana? Io dico che meritano di più.



Per molti della mia generazione (e non solo) avere successo vuol dire raggiungere quelle mete che fin da piccoli ci hanno indicato e insieme precluso: se fate video d’intrattenimento, quella meta è la tv; se scrivete libri, è la pubblicazione con grandi editori, la grossa tiratura, e possibilmente (di nuovo) la tv.
Ma oggi molte persone che lavorano in ambito editoriale stanno finalmente vedendo che l’intero meccanismo è sbagliato e la realtà non è solo ingiusta, ma spesso è proprio ridicola.
L’editoria è al collasso: non è più il caso di dire che è sempre stata in crisi e lo è anche adesso. La situazione è molto seria: la crisi è già acqua passata.
È tardi. L’editoria ha cambiato struttura: le case editrici, i distributori, le librerie, tutto funziona in modo assai diverso rispetto a pochi anni fa. Non è solo questione di soldi che mancano: il sentiero che abbiamo percorso in passato, convinti che portasse da qualche parte, oggi sappiamo che porta al baratro. Lavorare con le regole attuali non ha più senso: se siete fortunati, vi porterà a dipendere da gente che limita le vostre idee e vi costringe a realizzare idiozie.

E va bene lavorare per lavorare, ma la libertà espressiva è alla base del nostro mestiere. Se viene limitata, il senso delle cose che facciamo a un certo punto si perde.
Ma non fraintendetemi: la strada alternativa non può essere l’indipendenza del singolo. Se parliamo di editoria e scrittura, la sola alternativa sembra essere l’autoproduzione, l’autopubblicazione con tutto ciò che si porta dietro: nessuna distinzione tra un buon libro e una ciofeca, nessun filtro, la perdita totale di criteri di selezione… Ma questa non è, non può essere l’unica alternativa a un mercato editoriale assurdo e al collasso.
Oggi ognuno può scrivere e rendere pubblico un romanzo o altro, così come ognuno può fare un video e renderlo pubblico: occorre qualcosa che in questo frastuono riesca a separare la musica dal rumore.

Se ho scelto di iniziare parlando di The Jackal e Slim Dogs è perché volevo che fosse chiaro un fatto: il web può veicolare anche belle cose, e in questi casi – per esempio – i presupposti non sono affatto uno scherzo: questi ragazzi non sono degli amici senza competenze che si sono messi a fare video cazzoni per il web. Sono professionisti che si sono uniti per lavorare.

Per cui, ciò premesso, parliamo di noi.
Ad aprile avevo scritto un post su questo blog che si chiudeva accennando a un progetto al quale stavo lavorando. Non c’entra niente con i video, niente con i molti videomaker più o meno capaci che potremmo citare ancora. Non c’entra se non per il fatto che l’editoria è arrivata a somigliare fin troppo alla tv, e dunque si parte da presupposti simili.
Per realizzare questo progetto abbiamo dovuto affrontare mille imprevisti, ritardi e ostruzionismi. Quando si inventa una cosa nuova, occorre imparare altri mestieri, per poter fare il nostro. Ogni tappa nascondeva un tranello, una buca, un intoppo. Ma abbiamo superato tutto, perché tutto era superabile.
Saprete chi siamo e cosa abbiamo pensato di realizzare la prossima settimana.
Nel frattempo, se vi piace, mettete questo video a schermo intero e godetevi la sua bellezza: